AUDIO 03 - Credenze funerarie
AUDIO 03 - Credenze funerarie
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AUDIO 3: Credenze funerarie

Innanzitutto, è opportuno distinguere tra mummificazione (che è un processo di conservazione naturale senza l’intervento dell’uomo) e imbalsamazione (un processo praticato dall’uomo con strumenti e conservanti). In ambedue i casi il risultato dei procedimenti è la mummia. In epoca prefaraonica, i corpi non imbalsamati venivano spesso deposti in fosse nel deserto, dove potevano conservarsi relativamente bene grazie all’ambiente arido. Dalla I dinastia di faraoni (iniziata nel 3000 a.C. circa) i resti umani erano semplicemente coperti di resine e i corpi avvolti nel lino. Mentre dalla IV dinastia (ossia dal 2575 a.C. in poi) ci sono evidenze di eviscerazione, ovvero del processo di imbalsamazione distinta per alcuni organi interni del corpo. La mummificazione iniziò così intorno al 2500 a.C. e la sua pratica fu motivata dalla necessità di conservare il corpo, indispensabile per l’esistenza del ka (l’anima o energia vitale del defunto dopo la morte). La tecnologia avanzata dell’uso del natron (una miscela di carbonato e bicarbonato di sodio funzionale a seccare i tessuti) si sviluppò a partire dal Nuovo Regno (dal 1550 a.C. circa) e prevedeva una spesa molto elevata per la sua realizzazione.

Il defunto doveva essere nutrito simbolicamente nel mondo ultraterreno, quindi la sepoltura veniva rifornita di cibo vero, birra e acqua. Manufatti che il defunto aveva utilizzato in vita, come gioielli, ornamenti per capelli, cosmetici furono anch’essi rinvenuti all’interno delle tombe. Nella camera sepolcrale il corpo era deposto in un sarcofago. All’esterno si trovava la zona dove i membri della famiglia del defunto o i sacerdoti preposti al culto deponevano le offerte in particolari nicchie o, successivamente, in una camera per le offerte situata nella struttura, con una falsa porta all’interno di una nicchia, sulla quale erano scolpiti testi funerari e formule d’offerta per dare al defunto un sostegno anche nell’aldilà. La falsa porta era il varco attraverso il quale il ba e il ka del defunto (ossia le due anime principali del defunto) potevano passare dalla camera sepolcrale sotterranea a quella delle offerte. Nella struttura funeraria era inoltre presente un’altra piccola camera sigillata destinata alla statua che rappresentava il defunto, spesso con un’apertura che permetteva alla scultura di “guardare” all’esterno.