AUDIO 4: La continuazione della vita dopo la morte
Per gli egizi la morte era un’interruzione, un mutamento che si verificava nella personalità umana, piuttosto che un annientamento. Tale mutamento trasportava l’uomo da una forma di esistenza effimera ed individuale ad una forma durevole e immutabile. Dopo la sua esistenza da semplice essere umano, il defunto poteva raggiungere l’immortalità e la pace divenendo parte degli eterni ritmi ciclici della natura. Nei “Testi delle Piramidi” un dio rivolge questa frase ad un sovrano: “Ti concedo di poter sorgere come il sole, ringiovanire come la luna e di rinnovare la vita come l’inondazione di Hapi (il Nilo)”.
Dopo la morte l’anima compiva il viaggio verso Occidente, accedendo al mondo dei defunti, dove risiedeva Osiride, il dio dell’oltretomba. Per accedere ai Campi di Iaru (ciò che i romani chiameranno Campi Elisi e i cristiani chiameranno Paradiso, per intenderci), i defunti venivano sottoposti alla pesatura del cuore, organo che secondo gli egizi rappresentava la sede dell’intelletto e della coscienza. Per aiutare il morto ad affrontare le insidie dell’aldilà, gli egiziani avevano l'usanza di deporre nella sua tomba un rotolo di papiro contenente il cosiddetto Libro dei Morti: una corposa raccolta di preghiere e formule per assicurare al defunto la necessaria protezione contro le forze malefiche operanti nell’oltretomba. La tradizione mitica ne riferisce l’origine al dio Thoth, patrono della scrittura e delle scienze.