AUDIO 06 - Le anime del defunto
AUDIO 06 - Le anime del defunto
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AUDIO 6: Le anime del defunto

Gli egizi non avevano un solo termine per indicare ciò che noi intendiamo per anima: esistevano infatti vari aspetti dell’anima, chiamati in modi diversi, fra i quali sono da ricordare anche il nome e l’ombra. I principali termini che indicavano l’anima del defunto erano il ba, il ka e l’akh.

Il ba identificava la forza vitale e la coscienza dell’uomo ed è raffigurato sotto forma di uccello, con testa umana. È la manifestazione animata e personale del defunto, ossia la sua capacità di muoversi e di assumere qualsiasi forma il morto desideri. Esso può anche recarsi sulla terra e agirvi materialmente; al crepuscolo deve però raggiungere il cadavere e trascorrere la notte nel sepolcro. Per continuare ad esistere il ba deve nutrirsi ed è spesso raffigurato, su papiri funerari e pitture parietali nelle tombe, mentre beve o si alimenta.

Il ka, vocabolo reso in italiano con “doppio” o “essenza vitale”, è rappresentato simbolicamente da un paio di braccia umane alzate, e raffigurato con l’aspetto del defunto. Esso non muta nel tempo, perciò la sua vita appare come la continuazione eterna di quella che il defunto era solito condurre sulla terra.

Dopo il ba e il ka, c’è l’akh: un concetto spirituale legato all’uomo. L’akh è un principio solare, l’energia divina cosmica che si trasforma in qualcosa di simile alla luce del dio Ra, che era l’akh per eccellenza, garantendo così la stabilità della creazione. L’akh consente al defunto di collocarsi fra le stelle, in una costellazione divina. Nella prima fase della storia egizia esso era attribuito solo ai faraoni, successivamente fu assegnato a qualsiasi defunto.

Per gli egizi, l’essere umano era dunque costituito non solo dal corpo, ma anche da altre “manifestazioni”. Il momento della morte era caratterizzato dalla separazione dal corpo degli elementi spirituali sopraelencati che, pur disperdendosi nel cosmo, conservavano la propria individualità. Essi potevano rigenerarsi eternamente a condizione che la parte corruttibile, vale a dire il corpo, fosse preservata intatta; l’inadempienza di tale requisito condannava i principi spirituali incorruttibili alla vana ed eterna ricerca del supporto fisico.