AUDIO 8: Le tecniche di mummificazione
Le complesse e dispendiose operazioni di imbalsamazione erano dovute alle radicate credenze religiose degli egizi. L’essere umano era concepito come un insieme di elementi materiali e spirituali. La mummificazione serviva a conservare il corpo nel sepolcro, affinché il suo ba e il suo ka potessero raggiungerlo e riconoscerlo. La mummificazione era svolta da professionisti altamente qualificati, gli imbalsamatori. Dato che dovevano compiere una serie di rituali, essi facevano parte di una classe sociale di sacerdoti. Uno dei principali imbalsamatori era chiamato “signore dei misteri”, ed eseguiva i rituali indossando una maschera di Anubi, dio dell’imbalsamazione. Inoltre, c’erano sacerdoti lettori che pronunciavano le istruzioni del rituale e le formule magiche mentre venivano aggiunte le bende. I tagliatori, invece, incaricati di praticare le incisioni nel cadavere ed estrarre le viscere, avevano lo status sociale più basso.
Gli imbalsamatori svolgevano il loro compito nel corso del lungo periodo che intercorreva tra la morte e la sepoltura, indicativamente settanta giorni. Lo storico greco Erodoto scrisse che dopo il lutto il defunto era consegnato agli imbalsamatori, i quali (cito) “mostrano a chi lo ha portato modelli di cadaveri in legno, copiati dal naturale”, di vari prezzi. Una volta scelto il tipo di imbalsamazione e il prezzo, la famiglia tornava a casa e iniziava il lavoro dell’imbalsamatore. La prima parte della mummificazione era effettuata su un tavolo apposito nella cosiddetta Casa della Mummificazione. Il cervello e gli organi interni venivano rimossi per primi, mentre il cuore (sede della coscienza e delle emozioni) era lasciato nel torace. Il corpo veniva pulito e riempito con diversi materiali affinché mantenesse la propria forma originale. Una fase decisiva nel procedimento di imbalsamazione era l’eliminazione dell’umidità dal corpo, per cui era necessario un agente disidratante che lo essiccasse e che, allo stesso tempo, lo mantenesse flessibile. Il materiale scelto (dopo il 1500 a.C.) fu il natron allo stato solido. Il corpo veniva completamente coperto con questo prodotto. Secondo le fonti, doveva rimanere a diretto contatto con questo sale per circa quaranta giorni. Dopo tale periodo il corpo era portato nella Casa della Purificazione per le procedure finali, che comprendevano il lavaggio con acqua e il riempimento delle cavità del cranio e del torso con vari materiali e resine. Successivamente, il corpo era sfregato con oli misti a sostanze conservanti, per essere poi avvolto in fini bende di lino all’interno delle quali erano collocati amuleti e gioielli. Ciò che restava alla fine della mummificazione erano le ossa e il tessuto muscolare che, analizzati opportunamente, possono fornire informazioni importanti sulle cause di morte. Molte informazioni sui corpi mummificati, come età e sesso, possono oggi essere dedotte da radiografie non invasive, oltre all’utilizzo di altri sistemi diagnostici come TAC o risonanze magnetiche, o prelievo di DNA dai tessuti per studiare le sequenze genetiche.